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La pittura trascendentale |
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Una visione filosofica della pittura | ||||||||
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Uscita da una crisi artistica | ||||||||
Nel periodo di cambiamenti radicali della fine del 19mo secolo, pittori come Kandinsky, Malevich, Delaunay, Mondrian, Klee e Itten, ricercano l'origine dell'espressione artistica tendendo verso "la realtà pura", "l'energia pura","la vitalità pura", "i colori puri”, "la composizione pura", "la visione pura". Questi artisti predicano il distacco dall’oggetto, la libertà d'espressione dei colori e delle superfici dirigendosi in tal modo verso l'astrattismo. Nel suo concetto "scuola della contemplazione pura", Egon von Vietinghoff condivide le loro idee, per poi allontanarsi dal cubismo come Delaunay, Mondrian, Vlaminck e Campigli dopo un breve periodo di adesione. | ![]() |
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Tuttavia e malgrado un'insoddisfazione di carattere generale, e su idee fondamentali, la sua logica lo porta a conclusioni diverse. Per Egon le arti plastiche altro non sono che un linguaggio che richiede forme concrete per essere compreso. Essendo i colori intimamente legati all'oggetto, tranne nel caso di rifrazione della luce, la pittura per Egon deve essere figurativa. In un tempo in cui le tele dei suoi contemporanei perdono sempre più del loro volume e diventano sempre più fredde, le tele di Vietinghoff aumentano in colore e plasticità. | |||||||
Al riparo dalle correnti dell'epoca, Egon si mette a studiare le opere originali dei maestri dei secoli precedenti, facendo la navetta tra il museo del Louvre e il suo atelier al fine di sperimentarvi le sue osservazioni. Egon von Vietinghoff scopre allora non solo la tecnica di amalgamare l'olio alle resine, ma sopratutto il valore spirituale delle opere d'arte della pittura le più genuine. Vietinghoff chiama allora "visione" questo modo di guardare gli oggetti, e "pittura trascendentale", nel senso Kantiano della parola, la filosofia e la tecnica pittorica che la rendono possibile. | ![]() |
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La pittura trascendentale |
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Al fine di percepire il mondo esterno, Egon von Vietinghoff si apre alle manifestazioni della natura. Egon non dipinge la superficie dei soggetti della sua opera pittorica, ma la disintegrazione dei loro colori e le interazioni dei colori tra di loro di cui il suo sguardo ne è testimone. Egon von Vietinghoff riproduce il gioco dei colori nei quali si assorbe completamente, e non una reiterazione di osservazioni individuali. Dal momento in cui il gioco di colori e luce emana da oggetti esistenti, la pittura trascendentale di Egon von Vietinghoff è figurativa e allo stesso tempo direttamente all'opposto del naturalismo nella misura in cui esprime le impressioni sensoriali emananti dal soggetto e non le sue proprietà fisiche. |
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La pittura trascendentale di Egon von Vietinghoff non essendo una copia del soggetto, non diventa peraltro una costruzione intellettuale, anzi ricerca l'esistenzialità del mondo reale per arrivare aldilà dell'apparenza puramente sensoriale del soggetto a conclusioni di ordine metafisico. Vietinghoff trova in tal modo un'alternativa tra i due poli estremi di naturalismo e astrattismo, ovvero tra la copia e l'invenzione intellettuale. |
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Concentrando la visione sui giochi di luce e di colore, Egon lascia scoprire all'osservatore le meraviglie del semplice miracolo della vita. La sua arte diventa come tale una provocazione, in un'epoca in cui la pittura si era avviata sulla strada dell’astrattismo e della politica. |
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Partendo da una concezione mistico filosofica, Egon von Vietinghoff arriva a comprendere che l'immaginazione altro non è che la facoltà dello spirito umano di avere una percezione trascendentale delle cose. L'intuizione – una sorta di "sesto senso" – porta all'ispirazione artistica e utilizza l'immaginazione come un organo di percezione dell'irrazionale e della realtà assoluta che noi, spettatori con una vista limitata del mondo e della sua realtà, possiamo solo indovinare. L'immaginazione non è pertanto pensiero originale, o speculazione, o ricostruzione alienata e deformata della realtà. |
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La scuola della contemplazione pura |
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La strada che porta alla pittura trascendentale passa attraverso un certo tipo dello sguardo, ovvero attraverso una visione astratta delle cose. |
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Da bambini, ciascuno di noi impara a vedere le cose in termini spaziali. Le immagini sono di carattere bidimensionale quando sono proiettate sulla retina nel fondo dell'occhio, alla stessa maniera che sulla tela del pittore. Il vedere tridimensionalmente è dovuto ad un'interazione della vista e del tatto, che altro non è che il risultato di svariate e ripetute piccole esperienze, aiutato dalla conoscenza del mondo materiale che ci circonda, una conoscenza a cui non si arriva solamente attraverso la vista. (dt. Ergänzung) |
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Egon von Vietinghoff arriva a percepire il colore, che altro non è che il prodotto della visione pura, come "astratto" e "puro", da non confondere con l’astrattismo geometrico, bidimensionale o puramente simbolico. La purezza visiva è pertanto un processo visivo basato esclusivamente sulla percezione visiva, percezione che non è modificata o alienata da aggiunte o intenzioni mentali, in altre parole, è una percezione libera da ogni conoscenza acquisita. | ![]() |
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Durante lunghi anni di "meditazione" e di esercizi atti a formare la sua percezione visiva pura, Egon von Vietinghoff si apre a percepire gli oggetti come un insieme di svariate superfici colorate esistenti l'una accanto all’altra. Questa percezione visiva pura prepara il pittore all'ispirazione. In questa "scuola della contemplazione pura" la percezione e conoscenza della materialità delle cose si dissolvono in una miriade di colori identificabili individualmente, lasciando il pittore a ricomporre sulla tela l'intima dinamica della luce e del colore. La tridimensionalità degli oggetti viene trasferita sulla tela come una serie di piani bidimensionali colorati l'uno a fianco dell'altro che l'osservatore trasferisce senza difficoltà in uno spazio visivo tridimensionale, dal momento in cui ognuno di noi è abituato a vedere gli stessi oggetti nella loro concretezza tridimensionale. (dt. Ergänzung) | |||||||
Egon von Vietinghoff paragona l'artista trascendentale, con il suo bagaglio di percezione pura e non intenzionale, ad un arciere del buddismo zen: ambedue eliminano volontà e pensiero attraverso la meditazione, aprendosi in tal modo a esperienze diversi da quelli che gli sono normalmente conosciuti e necessari per la vita di ogni giorno. Il mondo gli appare come niente altro che una interazione di colori e chiaroscuri, ovvero come una sinfonia di colori o come il "dramma del colore e della forma" che svela all’osservatore un aspetto inedito e diverso delle cose. | ![]() |
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